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Test HIV, facciamolo rapido

News    0 Commenti     22/02/2019

Progetto “Facciamolo rapido”, collaborazione tra INMI L. Spallanzani e ANLAIDS Lazio per IL test rapido Hiv, in forma anonima e fuori dall’ospedale. Per ridurre la diagnosi tardiva e far emergere il sommerso

A cura di *Nicoletta Orchi

Anche per il 2019 proseguirà la collaborazione tra INMI L. Spallanzani e ANLAIDS Lazio per la realizzazione del progetto “Facciamolo rapido”, che prevede l’offerta del test rapido HIV su fluido orale (salivare, OraQuick®; Orasure Technologies,), in forma anonima, fuori dall’ospedale, presso la sede di ANLAIDS Lazio di Via Giolitti, in Roma. Il progetto prevede anche l’estensione del servizio alla somministrazione del test salivare HCV, in considerazione della disponibilità di nuovi farmaci antivirali ad azione diretta in grado di eliminare il virus dell’epatite C nella pressoché totalità dei pazienti trattati.

RISPOSTA IN MENO DI 20 MINUTI
I test rapidi sono in grado di fornire una risposta in 10-20 minuti; sono accurati e validi quanto quelli convenzionali, molto pratici da usare al di fuori di strutture sanitarie. In particolare quelli che utilizzano fluido orale (saliva) hanno il vantaggio di non richiedere campioni ematici, evitando di conseguenza un eventuale possibile rischio di esposizioni a sangue.

FUORI OSPEDALE
La sede di ANLAIDS, posta in locali interni alla Stazione Termini, è stata ritenuta idonea al progetto in quanto centrale, facilmente raggiungibile – non solo dai cittadini romani – e sicuramente “anonima” per tutti coloro che richiedono aggiuntive garanzie di riservatezza.
Referente e supervisore del progetto per l’Istituto è la Dott.ssa Nicoletta Orchi del Centro di Riferimento Regionale HIV/AIDS, presso il cui Ambulatorio “stanza 13” i test rapidi sono stati utilizzati in passato.

TEMPESTIVA PRESA IN CARICO
Il progetto ha preso il via a gennaio 2017 e prevede l’offerta di counselling ed esecuzione del test rapido. L’accesso al servizio avviene previo appuntamento telefonico, al fine di programmare e meglio organizzare l’attività (in media un test ogni quarto d’ora). In caso di reattività di un test rapido salivare, l’ambulatorio del CRAIDS “stanza 13” dell’Istituto, insieme al laboratorio di Virologia, garantisce alla persona risultata positiva, nella giornata immediatamente successiva, l’esecuzione urgente di un test HIV convenzionale su sangue e del relativo test di conferma e l’eventuale tempestiva presa in carico.

I DATI DEGLI ULTIMI DUE ANNI
Nel periodo considerato sono stati organizzati 45 incontri, per un totale di 592 test eseguiti (in media 13 test/pomeriggio, range 8-17): 307 test nel 2017 e 285 test nel 2018. Nel corso del 2018 136 persone sono state sottoposte anche a test HCV, sulla base dell’età e della valutazione del rischio emersa al counselling pre-test.
Le persone testate sono in prevalenza di sesso maschile (377, pari al 63,7%), Italiane (93,1%), con età mediana di 33 anni (IQR 25-42 anni). Le femmine sono significativamente più giovani dei maschi.
Il 38,1% delle persone non aveva mai fatto un test in precedenza. L’85% ha riportato, quali motivi per cui chiedevano di sottoposi al test HIV, rapporti sessuali non protetti e/o rottura di condom. Il 20% riferiva in passato una diagnosi di infezione sessualmente trasmessa. Tra i 377 maschi sottoposti a test rapido, 206 (54,6%) hanno riferito quale possibile fattore di rischio per HIV rapporti sessuali con maschi (MSM); 171 (45,4%) hanno riportato rapporti eterosessuali.
Delle 215 donne sottoposte a test, 21 riferivano rapporti con donne, tutte le altre riportavano rapporti con uomini. In tre persone (0,5%) di sesso maschile è stata riscontrata reattività al test rapido, confermata al test convenzionale. In particolare, uno dei tre, settantacinquenne, nel corso del counselling post-test dichiarava di essere già a conoscenza dello stato di infezione e di ricevere adeguato trattamento presso un centro di Malattie Infettive della capitale da molti anni. Si era sottoposto a test nella speranza, dichiarava, di “essersi negativizzato”.
Un secondo, 45enne, italiano residente all’estero per lavoro, riferiva un test HIV negativo circa 7 anni prima e rapporti eterosessuali non protetti nel paese in cui risiede e lavora; dopo l’esecuzione del test su sangue ha scelto di farsi seguire nello stesso paese in cui vive. Non sono disponibili dati sulla sua situazione viro-immunologica.
Il terzo individuo, (MSM) di 53 anni, riferiva negatività per HIV circa un anno prima; ha deciso di farsi seguire nel centro di Malattie Infettive più vicino alla zona in cui vive. Nemmeno per lui sono disponibili dati sullo stadio dell’infezione da HIV.
Tutte le persone testate per HCV sono risultate non reattive.

LA COLLABORAZIONE PUBBLICO/PRIVATO
Il progetto, frutto della stretta collaborazione tra istituzione pubblica e organizzazione del privato sociale, rappresenta una ulteriore opportunità per offrire messaggi di prevenzione e test HIV al di fuori delle strutture sanitarie ad una parte della popolazione generale, relativamente giovane, anche a rischio di infezione. Per ridurre la diagnosi tardiva e far emergere il sommerso vanno incoraggiate tutte le iniziative che favoriscano l’accesso al test HIV poiché, innegabilmente, porre diagnosi di infezione da HIV è la condizione necessaria, seppure non sufficiente, nel raggiungere l’obiettivo di un accesso universale al trattamento alle cure, ed alla prevenzione di ulteriori casi di trasmissione.

*Dott.ssa Nicoletta Orchi con la collaborazione della Dott.ssa Assunta Navarra
Centro di Riferimento Regionale AIDS INMI L. Spallanzani

 

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